Le domande dei giudici della Corte Suprema all’udienza sul caso Grokster

Come già riportato ieri, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ascoltato martedì le ragioni delle parti nel corso dell’udienza riguardante il caso che vede contrapposte le industrie cinematografiche e musicali a due società sviluppatrici di software peer-to-peer, Grokster e StreamCast.
Moltissimi siti web riportano brani dell’udienza e risultano particolarmente interessanti le domande poste dai giudici della Corte agli avvocati delle parti.
In particolare il giudice Scalia ha messo a fuoco quello che sembra essere il punto centrale intorno al quale ruota tutta la questione: è giusto che l’autore di un’invenzione o lo sviluppatore di un software debbano porsi, al momento dell’invenzione, il problema di come la loro opera potrebbe essere impiegata in futuro e quali usi illeciti potrebbero esserne fatti’ Ragionando in questo senso, infatti, i giudici hanno fatto un paragone tra lo sviluppo dell’iPod, lettore mp3 di casa Apple, e quello dei software di file sharing, chiedendo ai rappresentanti delle major se, seguendo la logica delle attrici, i progettisti dell’iPod avrebbero dovuto desistere dal continuare a sviluppare il loro progetto, dal momento che avrebbero facilmente potuto immaginare che il loro apparecchio avrebbe rappresentato uno strumento adatto alla riproduzione illecita di opere tutelate da diritto d’autore. Ed in tal senso avrebbero dovuto comportarsi anche gli inventori del videoregistratore e delle fotocopiatrici e così via. Su questo argomento ha chiosato il giudice Souter, affermando che, attraverso la decisione che verrà presa nei prossimi mesi dalla Corte, non dovrebbe essere posta una spada di Damocle sulle teste degli innovatori americani.
D’altra parte, l’opinione delle major su questo punto è che Grokster e StreamCast avrebbero portato avanti lo sviluppo dei loro software, e quindi pianificato il loro intero business, basandosi su conoscenze già acquisite del mercato dei software di file sharing, settore nel quale era già esploso il caso Napster, sapendo quindi in partenza che i software sviluppati erano destinati ad utilizzi in gran parte illeciti ed anzi tali usi avrebbero rappresentato, nell’opinione delle major, la via consapevolmente seguita dalle convenute per la diffusione dei loro prodotti.
La Corte pare alla ricerca di una decisione che realizzi un difficile equilibrio tra la tutela dei diritti degli autori e la garanzia delle libertà per chi investe nella ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti.

La redazione (Marco Bertani)

Su Giovanni d'Ammassa

Avvocato con studio in Milano dal 1997, coltiva sin dall'Università lo studio e l’insegnamento del diritto d’autore. Fonda Diritttodautore.it nel 1999. Appassionato chitarrista e runner.

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