Secondo quanto asserito dai risultati di una ricerca condotta da JMM, i “file sharers” sono molto più propensi ad acquistare musica di quanto non lo siano gli appassionati di musica tradizionali che non accedono a sistemi di condivisione e scambio di file musicali.
Sembrerebbe quindi contraddetta la tesi che vede in tali sistemi la ragione prima delle notevoli perdite cui sono soggette le case discografiche.
La redazione