La Canon cerca di regolare i conti con i pirati cinesi

Il gigante della stampa fotografica e digitale Canon sta cercando di non cedere terreno nei confronti del mercato cinese, senza con questo rinunciare ai profitti che ricava dallo stesso.
Lo scorso anno gli introiti del gruppo nel mercato del paese asiatico sono cresciuti del 51% rispetto al 2002 ‘ una crescita di più del doppio, se comparata con quella registrata nel resto del continente asiatico (con la dovuta eccezione del Giappone), la quale non trova a sua volte eguali se confrontata con i risultati ottenuti nel mercato statunitense ed europeo; questi i dati forniti dal presidente nonché direttore esecutivo della Canon, Fujio Mitarai.
Il paese asiatico è anche divenuto un centro di manodopera essenziale per l’azienda di Tokyo, la quale fino ad ora vi ha investito $1 miliardo nella costruzione di otto impianti che sfornano di tutto, dagli scanner alle fotocopiatrici professionali. Lo stesso Miratari lo scorso venerdì vi ha inaugurato quello che è a tutt’oggi l’impianto più imponente, un’industria a Suzhou costata $100 milioni.
L’altro lato della medaglia di questa realtà è però rappresentato dal fatto che solo lo scorso anno la stessa Canon ha condotto nella sola Cina ben 243 raid anti-pirateria ‘ e si tenga presente che le cause iniziate dal gigante tecnologico in tutto il mondo sono state 363.
Secondo Nobuyoshi Tanaka, manager generale della Canon per la proprietà intellettuale del gruppo, durante queste retate è stato confiscato ogni tipo di bene con marchio contraffatto, dalle macchine fotografiche alle fotocopiatrici, dalle batterie ricaricabili ai toner per stampanti.
Tutti questi beni piratati risultano in un mancato guadagno di $22.6 milioni nella sola Cina nell’anno passato. Oltre a ciò, il ricorso improprio a forniture e ricambi non originali ha comportato come conseguenza una valanga di lamentele nei confronti della stessa azienda da parte di acquirenti ignari del loro incauto aquisto.
Come diretta conseguenza la Canon ha fatto sapere che a breve inizierà una massiccia campagna di educazione dei consumatori su base regionale, inclusa una campagna pubblicitaria di alto profilo in tutta l’Asia.
‘Al contempo richiederemo l’aiuto delle autorità locali per garantire un maggior controllo contro il fenomeno della pirateria, non escluse retate nelle aziende che siano primariamente impiegate in questi traffici’, ha affermato Yoroku Adachi, presidente della Canon in Asia.
La Canon fa peraltro già parte del China’s Quality Brands Protection Committee, un consorzio di aziende che operano nel settore tecnologico e non che stanno portando avanti questa ardua battaglia contro la pirateria nel paese asiatico; tra esse la Microsoft, la Hewlett-Packard, la Intel, la Nike e la Unilever.
Dal punto di vista del consumatore, Tanaka ha confermato che l’utente ha grosse difficoltà a riconoscere il prodotto falso: il packaging di questi prodotti piratati è infatti ormai talmente raffinato che persino i “bollini” olografici ‘ fino a poco tempo fa ritenuti la cartina tornasole per capire se il bene era originale o meno ‘ vengono riprodotti ad arte.

La redazione (Alessandro di Francia)

Su Giovanni d'Ammassa

Avvocato con studio in Milano dal 1997, coltiva sin dall'Università lo studio e l’insegnamento del diritto d’autore. Fonda Diritttodautore.it nel 1999. Appassionato chitarrista e runner.

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