Corte canadese rifiuta di punire i file-sharers

Gli utenti che scambiano files on-line in Canada rimarranno anonimi, secondo quanto disposto da una decisione di una corte canadese lo scorso mercoledì.
La Corte Federale del Canada ha infatti rigettato la richiesta pervenutagli dalle più grosse case discografiche del paese affinché si ordinasse agli Internet Service Providers di risalire all’identità degli utenti finali partendo dal loro IP.
E’ stato un brutto colpo per le majors, le quali avevano chiamato in causa 29 utenti che attraverso i servizi di file-sharing scambiavano enormi quantità di files musicali.
Il Giudice della Corte Federale Konrad von Finckenstein, già commissario per l’anti-trust canadese, ha stabilito che le case discografiche non sono riuscite a dimostrare con certezza la violazione del copyright, né a motivare come l’interesse pubblico debba scavalcare la privacy del cittadino.
“Il semplice fatto di mettere un file su una cartella condivisa in un PC su cui a quello stesso file possono avere accesso utenti esterni attraverso servizi di P2P non può equipararsi alla diffusione”, ha spiegato il Giudice von Finckenstein.
Tra le majors in causa la Universal Music e la EMI Music.
Nel frattempo si diffondono i primi dati concreti sulla lotta alla pirateria on-line: secondo la International Federation of the Phonographic Industry, con base a Londra, il numero di files musicali sui servizi di file-sharing sarebbe crollato del 20 percento dall’anno scorso, grazie anche alle azioni anti-pirateria intentate dalle case discografiche.

La redazione (Alessandro di Francia)

Su Giovanni d'Ammassa

Avvocato con studio in Milano dal 1997, coltiva sin dall'Università lo studio e l’insegnamento del diritto d’autore. Fonda Diritttodautore.it nel 1999. Appassionato chitarrista e runner.

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