Il decreto che ridetermina i compensi per copia privata è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 5 agosto scorso.
Il testo è presente nella nostra Banca Dati Leggi.
E qualcuno ha cominciato ad accorgersi che i compensi, invece di aumentare, sono diminuiti rispetto il precedente decreto, e lo abbiamo detto nel nostro video del 14 luglio scorso, che attualmente è il video con maggiori visualizzazioni del nostro canale YT.
Non è un “epic fail” di Franceschini, ma il frutto di una indagine ISTAT e di un’ampia istruttoria condotta dal Ministero.
L’ISTAT in particolare ha dimostrato, analizzando panieri di prodotti in periodi differenti, che “i prezzi non hanno subito variazioni attribuibili all’equo compenso“.
E poi il Ministero ha ritenuto che “l’aggiornamento non debba corrispondere in modo vincolato a un criterio puramente ricognitivo di dati aritmetici in ordine all’evoluzione tecnica, all’ingresso sul mercato e nell’uso comune di nuovi dispositivi, agli scostamenti nelle abitudini di impiego e/o della capacità di memoria degli apparecchi e dei supporti per la riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi di cui all’art. 71-sexies, ma debba tenere conto delle informazioni e dei dati acquisiti, nonché dei diversi punti di vista e delle proposte delle categorie interessate, al fine di definire un punto di equilibrio tra le opposte esigenze, di assicurare, da un lato, la giusta remunerazione dell’attività creativa e artistica degli autori e degli interpreti o esecutori, nonché dei produttori, con un’adeguata protezione giuridica dei diritti di proprietà intellettuale, e, dall’altro lato, un’incidenza proporzionata e ragionevole del meccanismo di prelievo alla fonte destinato ad alimentare il suddetto equo compenso“.
Facile concludere che quello che si è letto sui giornali nelle scorse settimane è… fuffa.