David Bowie, in una intervista rilasciata al New York Times del 10 giugno scorso, ha predetto un rapido e inevitabile decesso del copyright nell’arco di 10 anni.
La trasformazione in atto a fronte delle nuove tecnologie, prevede il cantante inglese, muterà completamente lo scenario musicale e in generale porterà a una distruzione dei concetti di paternità e proprietà intellettuale.
Bowie consiglia quindi di trarre tutti i vantaggi possibili da questi ultimi anni di “gestione tradizionale” presagendo per gli artisti come unica fonte futura di reddito la realizzazione di tour.
Il “Duca” conclude affermando che si tratta di un avvenimento “terribly exciting”.
Dal tono delle dichiarazioni parrebbe quindi che Bowie ritenga il nuovo scenario solo alla stregua di una eccitante sfida.
Eccitante (forse) per chi come Bowie ha, nel corso degli anni di attività , accumulato una fortuna proprio grazie a quel copyright del quale sembra presagire con distacco la fine.
Bowie, a capo di un impero finanziario, originato in gran parte dalle royalty annualmente incassate grazie alle garanzie offerte dal sistema del copyright, parla della probabile fine dello stesso come un nobile signorotto medievale che constati la scomparsa delle quaglie dalla propria tenuta di caccia.
Peccato che lo scenario prospettato sia a dir poco drammatico.
La scomparsa di un sistema basato sulla proprietà intellettuale fa presagire una rapida scomparsa degli autori ai quali sarebbe sottratta una fondamentale fonte di reddito.
Risultato: fine della possibilità per gli autori di sopravvivere con il proprio lavoro, susseguente fine degli stessi e delle loro produzioni artistiche.
La conseguenza sarebbe un mondo in cui l’arte diverrebbe una attività “hobbistica”, marginale o, nell’ipotesi più ottimistica, affidata alla lungimiranza di mecenati (con una conseguente perdita totale dell’indipendenza dell’artista).
Probabilmente al sig. Bowie la cosa non interessa, è già rassegnato a ultimare la propria triste esistenza soffocato dalle sterline, con il solo brivido di constatare se sarà in grado di reggere la scena sino a 80 anni.
E gli altri’
Raimondo Bellantoni