Martedì 30 marzo ha preso il via quella che promette essere una intensa battaglia legale dell’industria discografica contro i file-sharers a livello internazionale. 247 citazioni stanno venendo emesse in questo istante contro altrettanti cittadini italiani, tedeschi, danesi e canadesi. E l’industria ha fatto sapere che questo è solo l’inizio.
La IFPI (International Federation of Phonographic Industry), ha reso noto che i citati sarebbero rei di aver messo a disposizione della comunità telematica centinaia, se non migliaia, di tracce musicali tramite servizi di file-sharing quali KaZaa e WinMX.
Secondo l’industria discografica i cali di vendite dei supporti digitali in campo discografico registrati negli ultimi cinque anni sarebbero infatti direttamente dipendenti dall’ampio uso di questi canali alternativi. Di qui il bisogno che la stessa ha sentito urgente di colpire e punire gli “uploaders” (coloro che mettono a disposizione propri files) più incalliti, anche in vista dell’avvio finora stentoreo dei servizi di downloading di files musicali a pagamento, servizi che l’industria discografica stessa ha voluto (si ricordi il caso di Napster su tutti).
“Abbiamo cercato di spiegare agli utenti telematici” ha detto il presidente della IFPI Jay Berman, “che il file-sharing senza il permesso del titolare del diritto sul file equivale al furto del file stesso, e che ciò ha serie ripercussioni sul mondo dell’industria, anche in termini lavorativi. Ci siamo però accorti che la sola educazione non è sufficiente.”
Analisti hanno peraltro fato notare che la tempistica di queste azioni è quantomeno dubbia, visto che coincide con il recente lancio in Europa di servizi di music-on-demand, i quali, almeno per il momento, non riescono a coprire in toto la domanda del mercato.
“Non credo che sia sensato mettere in atto questa politica in questo preciso momento, fintanto che non c’è una vasta scelta di seri servizi a pagamento legali”, ha detto Mark Mulligan, analista per la Jupiter Research. “Tutto ciò che ottiene è di inimicarsi le simpatie dei futuri clienti di questi stessi servizi.”
Gli utenti finali raggiunti da citazioni nell’ultima retata dell’industria musicale rischiano sanzioni per migliaia di euro.
Al momento i procedimenti sono in varie diverse fasi, con le autorità danesi che hanno già l’identità dei presunti file-sharers di massa, mentre in Germania e Canada si sta ancora lavorando nelle corti per determinarne l’identità .
Per quanto concerne l’Italia, ci si aspetta da un momento all’altro un comunicato; si sa solo che le autorità locali estenderanno l’indagine ad una investigazione a tutto campo.
La redazione (Alessandro di Francia)