Settimane intense per FIMI sul fronte istituzionale con l’incontro avvenuto la scorsa settimana con l’inviato del Governo di Chirac, attivo sul fronte della revisione delle aliquote IVA sul fronte europeo e con il Ministero delle Finanze.
Una recente indagine di mercato della società di ricerche Gfk, svolta a livello europeo, e promossa in occasione della riunione dei Ministri delle Finanze dell’EU lo scorso 18 febbraio a Bruxelles, l’indagine sottolinea che l’aumento delle vendite calcolato su un periodo di uno – due anni compenserebbe i governi nazionali della perdita di reddito derivata da una riduzione di IVA sui CD.
L’IVA sui CD attualmente è fra il 16% ed il 25%, mentre su altri prodotti culturali quali i libri, riviste, i biglietti per il cinema, ingressi ai musei ed ai giardini zoologici l’IVA è al 5%. In Italia l’IVA sui cd è al 20 % contro il 4% dei libri, ad esempio.
La Commissione Europea attualmente sta rivedendo la sesta Direttiva sull’ IVA e prima dell’estate dovrebbe annunciare una serie di proposte riguardanti la classificazione dei prodotti culturali. La ricerca sul consumatore è stata condotta in cinque diversi paesi, Germania Regno Unito, Spagna, Italia e Svezia nel dicembre del 2002. E’ stato intervistato un campione di consumatori in ogni paese e registrata la loro risposta ad una riduzione possibile dell’IVA.
E’ risultato che in media, quasi il 60% dei consumatori oltre i 16 anni comprerebbe più CD se ci fosse un tasso sostanzialmente più basso di IVA. Di conseguenza, le vendite di album potrebbero raddoppiarsi nei cinque paesi, con un aumento potenziale che varia dal 160% dell’Italia , al 130% in Spagna e Svezia , 110% nel Regno Unito e del 95% in Germania. I risultati suggeriscono che, al mercato discografico che attualmente sta soffrendo un calo nelle vendite e l’aumento della pirateria, verrebbe data una spinta enorme tramite la riduzione dell’ IVA.
L’aumento potenziale più grande nelle vendite verrebbe dagli stessi acquirenti di cd. Nella maggior parte dei casi, i consumatori hanno dichiarato che spenderebbero lo stesso importo se l’IVA fosse ridotta significativamente. Inoltre, consumatori che non hanno comprato alcun CD negli ultimi 12 mesi hanno affermato che inizierebbero a comprare dischi se ci fosse una riduzione significativa dell’ IVA.
Un terzo dei non-compratori ha affermato che comprerebbe una media di cinque CD all’anno, per un totale, quindi, di 150 milioni di potenziali dischi venduti. Attualmente l’IVA sui CD nei 5 paesi dell’unione europea esaminati varia dal (25%) della Svezia, al (20%) in Italia, al 17.5% nel Regno Unito , al (16%) in Spagna ed in Germania . Una stragrande maggioranza, il 76%, dei consumatori in questi paesi afferma che l’IVA su i CD dovrebbe essere ridotta. Molti consumatori sono inoltre sorpresi che il CD musicale non sia classificato nella stessa categoria IVA di altri prodotti culturali quali i libri, i biglietti per teatro e cinema.
Per realizzare l’abbassamento dell’IVA sui CD, la Commissione Europea dovrebbe proporre di aggiungere le registrazioni del suono all’Annesso H della Direttiva sull’ IVA, e su questo tema si è svolto un incontro tra FIMI ed il Ministero della Finanze. FIMI ha ribadito la necessità che il Ministro Tremonti comunichi alla Commissione Europea la richiesta formale dell’Italia, ciò al fine di sostenere l’azione francese già in corso.
La redazione