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Snippet vietati in Germania: la Corte di giustizia europea dà ragione a Google

La legge tedesca che nel 2013 aveva accolto le istanze degli editori di testate giornalistiche, bandendo gli snippet è stata dichiarata illegittima appena qualche giorno fa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Prima di promulgarla infatti, il Governo tedesco avrebbe dovuto comunicarla alla Commissione europea per farne verificare la compatibilità con le regole del mercato interno.

Gli snippet sono quei frammenti di testi (articoli di giornale, libri, etc.) che sono molto importanti per l’indicizzazione dei documenti sul web, contenendo le parole chiave che servono ad essere raggiunti sui motori di ricerca e che hanno altresì un valore di anticipazione dei contenuti, finalizzato a invitare l’utente all’azione di cliccare sul relativo link.

Normalmente sono brevi riassunti che di fatto vengono messi on line senza una previa autorizzazione dell’avente diritto, motivo per cui sono stati fortemente contestati soprattutto dagli editori di giornali.

Si è sostenuto (ed è tuttora oggetto di dibattito anche in Italia) che la diffusione di questi contenuti, soprattutto da parte di grossi motori di ricerca (in primis, Google News, un sito di informazione automatica che peraltro guadagna proventi dalla pubblicazione di annunci pubblicitari), distolga i clienti dall’acquisto successivo dei giornali (in particolare), perché sufficiente a soddisfare in breve il bisogno di notizie aggiornate del lettore.

Il pubblico di utenti degli articoli “completi” (e dei giornali) resterebbe quindi confinato ai soli lettori che vogliano approfondire il singolo argomento, con riduzione quindi della domanda delle pubblicazioni (cartacee o on line) e perdita per gli editori.

Occorre peraltro ricordare che la Direttiva Copyright n. 2019/790 di recente approvazione ha lasciato liberi gli snippet, seppure abbia previsto all’art 15 l’obbligo degli internet provider di riconoscere ad editori e giornalisti un equo compenso per i contenuti utilizzati.

L’art 15 infatti riguarda gli aggregatori di notizie (ad es. google news) i quali saranno tenuti a stipulare accordi di licenza con gli editori, affinché parte dei proventi da questi ultimi percepiti per l’utilizzo delle pubblicazioni di carattere giornalistico vada anche agli autori.

Orbene, la Corte parte dal presupposto che la norma che vieta ai motori di ricerca o altri utilizzatori commerciali che analogamente sviluppano contenuti editoriali l’accesso ai prodotti editoriali o loro parti ha come finalità e come obiettivo specifici quello di regolamentare in maniera esplicita e mirata i servizi della società dell’informazione, rientranti nella disciplina dell’articolo 1, punto 2, della direttiva 98/34.

Quelle introdotte in Germania costituiscono propriamente “regole tecnichein materia di proprietà intellettuale, che non sono espressamente esclusa dall’ambito di applicazione dell’articolo 1, punto 5, della direttiva 98/34 e che anzi secondo l’orientamento costante della Corte (sentenza dell’8 novembre 2007, Schwibbert (C‑20/05, EU:C:2007:652) sono soggette a notifica ai sensi dell’articolo 8, paragrafo 1, della citata direttiva.

Pertanto, “l’inapplicabilità di una regola tecnica nazionale che non è stata notificata conformemente a tale disposizione può essere invocata in una controversia tra singoli (sentenza del 27 ottobre 2016, James Elliott Construction, C‑613/14, EU:C:2016:821, punto 64 e giurisprudenza ivi citata)” ha sostenuto la Corte.

La Corte ha quindi rinviato al Tribunale nazionale dichiarando il principio della necessaria previa notifica della regola nazionale alla Commissione europea ai sensi dell’articolo 8, paragrafo 1, primo comma della direttiva 98/34, come modificata dalla direttiva 98/48, pena l’inapplicabilità della norma stessa.

Ne consegue quindi che i giudizi avviati in Germania avverso (in primis) Google News verranno travolti, stante l’inapplicabilità del divieto di snippet.
Di fatto, Google ha già vinto.

Leggi il testo della sentenza. 

#direttiva #societàdellinformazione #divieto #googlenews #snippet

 

Categories: Sentenze
Giorgia Crimi: Avvocato, opera nel settore musica e media, collabora con lo Studio legale d'Ammassa & Partners. Legal coach per artisti, cantante jazz, compositrice e autrice musicale.
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