Con Sentenza n. 16153 pronunciata dalla III Sezione Penale della Corte di Cassazione e pubblicata in data 15 aprile 2019, la Suprema Corte conferma il proprio orientamento in materia di diritto d’autore secondo cui la non opponibilità ai privati della normativa sul contrassegno SIAE comporti unicamente il venir meno dei reati caratterizzati dalla sola mancanza del contrassegno medesimo, continuando, invece, ad essere “vietata e sanzionata penalmente qualsiasi attività che comporti l’abusiva diffusione, riproduzione o contraffazione delle opere d’ingegno”.
La Corte, dunque, ribadisce che la c.d. sentenza “Schwibbert” della Corte di Giustizia europea trova applicazione solo nel caso in cui la violazione si riferisca alla mancanza del contrassegno SIAE e non anche qualora la violazione sia riferibile, come nel caso di specie, anche all’abusiva riproduzione o duplicazione delle opere tutelate dal diritto d’autore.