USA: proposta di legge anti-P2P

Nel tentativo di combattere la pirateria on-line, il Governo ha chiesto l’approvazione di un complesso e rigido decreto sulla protezione del copyright, mentre il Senato ha ottenuto che d’ora in avanti sia il Dipartimento di Giustizia a occuparsi, in sede civile, di coloro che infrangono lo stesso.
In buona sostanza, l’atto voluto dal Senato ha il fine ultimo di togliere l’incarico alla RIAA (Recording Industry Association of America), che fino a oggi si era fatta portavoce della difesa dei diritti violati dagli utenti dei servizi peer-to-peer, e che tante perplessità e rimostranze aveva sollevato da parte sia degli utenti, che dell’opinione pubblica in generale.
Il Senatore Patrick Leahy, tra quelli che con più forza hanno appoggiato l’atto, ha definito quella che stiamo vivendo “una situazione intollerabile”.
Jay Rosenthal, consigliere per la RAC (Recording Artists’ Coalition), ha commentato: “Qualunque legge che costituisca un deterrente valido al file-sharing illegale è da considerarsi con favore”, e ha aggiunto che “non ci sarà pace finché tutti coloro che sfruttano illegalmente questi canali non si renderanno conto che stanno commettendo una violazione alla legge”.
La comunità del peer-to-peer l’ha però presa diversamente.
Adam Eisgrau, direttore esecutivo del gruppo di pressione P2P United, ha riferito: “Vagliare ulteriori statuti di questo tipo non fa che ottenere che un numero infinitesimale di utenti finali che usano i servizi di file-sharing si ritrovino di fronte ad una corte di giustizia, mentre tutto ciò che ottengono nella realtà è di far spendere una montagna di soldi ai contribuenti. Il fatto è che questa legislazione non farà sì che gli artisti detentori del diritto sull’opera violata ottengano ciò che gli spetterebbe in termini economici. Né fermerà il downloading da parte degli utenti finali”.
Certo è che questa mossa trova al Congresso l’accordo trasversale di maggioranza ed opposizione.
La proposta di legge dà di fatto l’autorizzazione al Pubblico Ministero a citare in giudizio coloro che illegalmente scambino files protetti dal copyright, e stabilisce che anche un solo file messo a disposizione fa rientrare l’atto stesso entro la fattispecie di reato, fattispecie che infatti si realizza ogniqualvolta 1,000 o più copie siano distribuite, e il valore delle stesse superi ii $10,000. Si tenga infatti presente che tramite Internet una sola copia di un file risulterebbe ex se a disposizione di migliaia di utenti. I trasgressori recidivi che sfruttino i servizi di peer-to-peer a “scopo commerciale o per un proprio guadagno economico” rischiano fino a 10 anni di carcere, oltre a pesanti sanzioni amministrative.
Altri articoli di legge prevedono l’obbligo per i servizi di peer-to-peer di avvisare ogni utente che vi si colleghi circa il pericolo che comporta il file-sharing, quello di prevedere una maggior attenzione nei confronti delle opere protette dal copyright, ed infine quello di permettere al FBI di inviare avvisi a eventuali supposti violatori del copyright.

La redazione (Alessandro di Francia)

Su Giovanni d'Ammassa

Avvocato con studio in Milano dal 1997, coltiva sin dall'Università lo studio e l’insegnamento del diritto d’autore. Fonda Diritttodautore.it nel 1999. Appassionato chitarrista e runner.

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