Se da un lato le 261 cause intentate da RIAA sono state accolte con sollievo dalle case discografiche e da molti artisti dall’altro, alcuni di questi ultimi hanno espresso un giudizio non del tutto positivo sui mezzi utilizzati per fermare il fenomeno della pirateria.
La causa intentata da RIAA nei confronti di un nonno settantunenne (ritenuto responsabile per l’attività condotta dal nipote) e nei confronti di una dodicenne hanno incrinato in parte il fronte degli artisti.
Deborah Harry, la popolare cantante dei Blondie, ha infatti auspicato che prima di porre in essere questo tipo di azioni sia offerta agli artisti la possibilità di esprimere la propria opinione in merito.
In particolare la cantante ha definito imbarazzante il fatto che il nonno precedentemente citato sia stato perseguito per una violazione compiuta dal nipote a sua insaputa.
Di simile opinione anche Moby che sul suo sito Internet ha sostenuto la mancanza di coscienza dei quattordicenni.
Moby ha infatti affermato che l’impossibilità economica di affrontare la spesa per l’acquisto di un CD causa la limitatezza delle disponibilità economiche di un quattordicenne fa si che questo considerino naturale accedere ai prodotti musicali di artisti multimilionari attraverso le reti P2P.
Allo scopo di fermare tale pratica lo stesso Moby suggerisce di predisporre servizi per dare la possibilità agli adolescenti di ascoltare la musica in modo che non abbiano la necessità di scaricarla da Internet.
Altri artisti come i Metallica hanno (storicamente) sempre condiviso la linea dura sostenendo che chi viola la legge e si appropria indebitamente dei contenuti deve rispondere dinanzi alla giustizia per questo.
Altri invece quali il già citato Moby, System of a Down, Public Enemy, ritengono che la risposta non debba essere la repressione, ma la conquista degli utenti tramite la predisposizione di nuove tipologie di servizio più rispondenti alle loro esigenze.
In generale comunque si nota la presenza di orientamenti disomogenei e contraddittori legati da un lato alla volontà di difendere i propri interessi, dall’altro alla necessità di venire incontro ai desideri dei propri fan.
Comunque sta di fatto che qualcosa si sta muovendo e se da una parte la RIAA ha deciso di sposare la linea dura, dall’altra segnali di “disgelo” da parte delle case discografiche si stanno materializzando, basti pensare al taglio dei prezzi cui ha dato il via Universal e che potrebbe portare a un nuovo assestamento delle quotazioni dei prodotti musicali o alle nuove iniziative in merito all’ampliamento dei contenuti dei prodotti multimediali.
La redazione (Raimondo Bellantoni)