La Corte Distrettuale presieduta dal Giudice Bates ha stabilito, in accordo con quanto sostenuto e richiesto da RIAA, che i titolari dei diritti d’autore possano citare gli Internet Services Provider allo scopo di ottenere informazioni in relazione agli utenti del servizio, anche solo in base a una mera accusa, al sospetto, di violazione di tali diritti, senza la necessità di una notifica della cosa al diretto interessato o di discutere l’azione dinnanzi all’autorità giudiziaria.
La decisione ha praticamente operato una inversione dell’onere della prova, infatti, in tale modo, coloro i quali vengono accusati di aver violato le leggi sul copyright devono ritenersi colpevoli sino a quando non abbiano provato la loro innocenza.
Il giudice quindi non ha ritenuto che l’applicazione delle richieste RIAA configurasse una violazione del Primo Emendamento.
Secondo Cindy Cohn, Direttore Legale di EFF, la tutela della privacy in Rete ha subito un durissimo colpo con questa decisione.
La redazione (RB)