Ieri si è svolta a San Fancisco la prima udienza della causa che vede la RIAA, l’associazione americana delle case discografiche, contro Napster.
David Boies e gli altri legali dell’azienda californiana puntano a far riconoscere a Napster la stessa impunità che fu riconosciuta dalla Corte Suprema degli Stati Uniti a Sony nel anni ’80, quando il colosso giapponese fu messo in croce per i suoi videoregistratori.
In quell’occasione prevalse il principio secondo cui il VCR consentiva una larga varietà di usi legali e come tale non poteva essere considerato in sé un mezzo per la pirateria cinematografica.
Anche le tesi della RIAA sono state messe sotto pressione. I giudici hanno chiesto ai legali delle majors come si possa ritenere Napster colpevole di quello che fanno molti suoi utenti se l’azienda non ha la minima idea di quello che viene scambiato tra questi ultimi. Uno dei giudici ha sottolineato con forza questo punto affermando così l’importanza che viene attribuita alla variabile “controllo sui contenuti” da parte di Napster.
La Corte non ha confermato l’ordinanza di chiusura emessa in primo grado, per cui Napster può continuare a operare per almeno un altro mese, al termine del quale si pensa che arriverà la sentenza.
La redazione – Fonte: CNN
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