Dopo le correzioni dell’ultima ora la Camera ha approvato ieri il disegno di legge sulla tutela del diritto d’autore. Per il via libera definitivo bisognerà però attendere ancora. Il testo, infatti, passerà al Senato dove l’auspicio dell’ampio schieramento che ha approvato ieri il provvedimento è che non venga più ritoccato e si confermi il clima da larghe intese che ha favorito l’accordo a Montecitorio.
E sull’impianto complessivo della nuova disciplina le reazioni sono generalmente favorevoli. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vannino Chiti, ha sottolineato come si tratti di «una legge che adegua la normativa italiana agli standard europei e internazionali e per questo motivo molto attesa sia dagli operatori del settore sia dai partner internazionali dell’Italia. Ora spero in una rapida e definitiva approvazione da parte del Senato, un risultato per il quale confido, oltre che sul sostegno della maggioranza in un apporto responsabile dell’opposizione, come avvenuto alla Camera».
Il testo, come ampiamente illustrato sul Sole-24 di ieri, interviene per rendere più stringente e incisiva la difesa del diritto d’autore e per contrastare la pirateria con un occhio di riguardo per i fenomeni criminali che facciano leva sulle più aggiornate tecnologie. E che di un giro di vite ci fosse bisogno è testimoniato dalle stesse cifre che il relatore al disegno di legge, Angelo Altea (Ds), ha fornito nel corso del dibattito parlamentare. In Italia il fenomeno della pirateria ha, infatti, un giro d’affari stimato (secondo il Governo forse prudenzialmente) in 1.284 miliardi nel ’99. Altea ha citato i dati dell’associazione internazionale che tutela la proprietà intellettuale secondo i quali l’anno scorso in Italia sono state prodotte illegalmente cassette video per 320 miliardi di lire e cassette e cd musicali per 120 miliardi. In entrambi i casi si tratta di un quarto del mercato. Simili fra loro, ma all’incirca doppie delle precedenti, le quote di mercato del software duplicato illegalmente: si tratta di 672 miliardi di programmi professionali pirata (44%) e 122 miliardi di videogiochi (52 per cento). Sono state fatte fotocopie non autorizzate per 46 miliardi. E sono stati sequestrati 200mila file musicali illegali e chiusi 500 siti pirata che consentivano di «scaricare» musica. Altea ha poi anche ricordato che «se l’Italia non adeguerà entro quest’anno la legislazione a una politica di efficace contrasto della pirateria informatica e audiovisiva, scatteranno inevitabilmente le sanzioni minacciate da ormai quattro anni», in particolare da parte degli Stati Uniti.
La strategia antipirateria fa perno sull’inasprimento delle pene a carico dei trasgressori, in apparente controtendenza con i recenti provvedimenti che hanno depenalizzato una serie di comportamenti criminali considerati di minore allarme sociale. Del resto, ha ricordato Altea, le sanzioni amministrative sinora si erano rivelate inefficaci. I soldi delle sanzioni serviranno comunque a potenziare l’attività delle forze dell’ordine contro la pirateria e campagne di prevenzione e di informazione.
I diritti d’autore (e questo si è rivelato il punto più controverso dell’intero provvedimento segnando anche una spaccatura tra gli schieramenti) dovranno essere pagati anche per le fotocopie. E non si potranno più riprodurre interi volumi o fascicoli di periodici, ma solo parti: per l’esattezza fino al 15%, esclusa la pubblicità . Per le biblioteche pubbliche un piccolo privilegio: pagheranno i diritti d’autore in modo forfettario. Invece i «copy center», anche quelli che mettono a disposizione gratuitamente le fotocopiatrici all’interno di librerie, biblioteche, centri studi o altro, dovranno pagare i diritti con un esborso che non può essere inferiore per ciascuna pagina copiata al prezzo medio per pagina, salvo accordi diversi con la stessa Siae.
Niente royalties, invece, per le rassegne stampa. Una decisione che, per una volta, ha messo d’accordo editori e giornalisti. La Fieg ha duramente contestato l’assenza di un diritto d’autore, contrariamente al parere del Governo, sulle rassegne stampa osservando che «ancora una volta il Parlamento si è rifiutato di tutelare la stampa italiana contro il saccheggio sistematico dei suoi contenuti operato da chi, comperando una copia del giornale che è costata soldi e fatica a chi l’ha realizzata e scritta, la moltiplica, a costi irrisori, attraverso le fotocopie in un numero enorme di esemplari». E per la Fnsi «il voto della Camera sulle nuove normative del diritto d’autore, che ha visto cancellati i compensi derivanti dalla realizzazione delle rassegne stampa, non solo ha disconosciuto le attuali aspettative dei giornalisti per diritti che sono giuridicamente ineccepibili e ampiamente legittimati da normative vigenti in molte nazioni europee, ma produrrà conseguenze gravi sul futuro stesso del giornalismo e dell’editoria».
Giovanni Negri
Fonte: Il Sole 24 Ore 22 giugno 2000