Con un comunicato diffuso venerdì scorso, il Consiglio Nazionale Forense ha ribadito la propria ferma contrarietà alla previsione contenuta nel decreto Cresci-Italia riguardo i tribunali delle imprese, aggravata dalle bozze di emendamenti governativi circolate in queste ore, e a “una giustizia di prima classe che premia solo le imprese a danno della domanda di tutela dei diritti dei cittadini comuni”.
Secondo il CNF, la distrazione di magistrati presso i tribunali delle imprese impoverirà ulteriormente le dotazioni organiche degli uffici giudiziari, dato che il provvedimento non destina risorse aggiuntive.
Non solo, secondo il CNF “non si comprende peraltro il consistente aumento del contributo unificato, se non con l’intento non dichiarato, ma perseguito nei fatti, di conseguire l’abbattimento della domanda di giustizia agendo sulla leva economica, con una grave compromissione del diritto di difesa“.
E ancora: “Grave preoccupazione è stata espressa, a maggior ragione, in relazione alle bozze di emendamento governativo circolate in queste ore, che aggravano le originarie criticità ampliando le materie di competenza dei nuovi organi. Se permane l’inspiegabile inclusione del diritto d’autore, sono state aggiunte fumose e incomprensibili materie quali, a titolo di esempio, ‘le controversie relative alla violazione della normativa Antitrust dell’Unione europea’. Previsione talmente vaga e ampia da generare certamente difficoltà applicative, visto che i tre quarti della normativa europea presenta profili di rilievo concorrenziale. Non solo. Il riferimento alle ‘materia connesse’ rischia poi di fare esplodere in via di fatto la competenza dei tribunali delle imprese, includendovi un enorme numero di controversie per le quali i cittadini sarebbero costretti a raggiungere le poche sedi giudiziarie indicate dal decreto. In danno del valore della giustizia di prossimità “.
Segnaliamo l’emendamento presentato, su richiesta di Dirittodautore.it, dal senatore Alberto Filippi (gruppo CN-Io Sud), per la sopressione del comma 2 dell’art. 2 del ddl S.3110: http://parlamento.openpolis.it/emendamento/182698.
“Nella maggior parte dei casi significherà che gli autori e gli artisti medio-piccoli dovranno rinunciare al proprio diritto di poter agire in giudizio per la tutela dei propri diritti, per i costi difficilmente affrontabili che il quadruplicamento del contributo unificato comporta: per una causa di valore indeterminato si passa da 206,00 euro a 824,00, più la marca da bollo da 8,00 e i costi vivi, come spese di notifica e di collazione, oltre alla parcella dell’avvocato. E chi, come noi, assiste giornalmente questa tipologia di clientela, ha avuto già modo, nelle scorse settimane, di verificare sul campo la tendenza a rinunciare all’azione legale, pure se legittima e oggettivamente fondata” ha commentato l’Avv. Giovanni d’Ammassa, fondatore di Dirittodautore.it e titolare dello Studio legale d’Ammassa & Associati.
“Mi auguro che tutte le associazioni di autori, artisti e di imprese culturali, come Confindustria Cultura, prendano pubblicamente posizione contro questa norma iniqua” conclude l’Avv. d’Ammassa.
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