L’Induce Act non ha vita facile in Senato

L’opposizione all’ormai noto Induce Act sta ottenendo i risultati voluti (da chi lo osteggia ormai da tempo): al Senato il legislatore ha dovuto prendere atto del fatto che non ci sono le premesse per tramutare il disegno in legge. Almeno non per ora.
Il senatore repubblicano dello stato dello Utah Orrin Hatch, promotore del disegno di legge che mira a punire (e quindi rendere una volta per tutte sanzionabili) i servizi di peer-to-peer quali KaZaa o Morpheus, spera che una riscrittura mirata del disegno possa accordare le parti in conflitto.
Tra esse, va detto, il gruppo Apple, che teme che l’Induce Act, che nella sua versione attuale colpirebbe chiunque “induca” altri a riprodurre materiale coperto da copyright, possa coinvolgerlo in prima persona a causa dei suoi iPods.
“Se dovessi vedermi costretto, non esiterò a chiudere a chiave in aula tutte le parti principali per uscirne solo con un disegno di legge che colpisca i colpevoli facendo salvi i principi dell’innovazione tecnologica”, ha detto il senatore Hatch.
Il Comitato Giudiziario del Senato, che lo stesso Hatch presiede, si riunirà per discutere del disegno di legge la settimana prossima.

La redazione (Alessandro di Francia)

Su Giovanni d'Ammassa

Avvocato con studio in Milano dal 1997, coltiva sin dall'Università lo studio e l’insegnamento del diritto d’autore. Fonda Diritttodautore.it nel 1999. Appassionato chitarrista e runner.

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