In Cina molte case discografiche locali e anche major quali Warner, EMI, Universal, hanno deciso di intraprendere una azione legale nei confronti di migliaia di bar nei quali si pratica il karaoke.
Le 49 aziende unite dal medesimo progetto di tutela affermano, infatti, che i gestori di tali strutture non versano alcunché a fronte dell’utilizzo dei prodotti necessari al funzionamento del sistema (basi musicali, testi delle canzoni ecc.).
Spesso infatti i prodotti utilizzati sono copie pirata, provenienti da un mercato molto sviluppato in Cina. Da qui l’esigenza di dare un segnale forte grazie anche al coivolgimento di realtà discografiche locali.
Il giro di denaro generato dall’operazione o meglio l’ammontare delle richieste di fee non corrisposti dovrebbe attestarsi attorno alla cifra di 10 milioni di dollari.
In totale analisi condotte da grandi gruppi commerciali internazionali hanno individuato in 16 miliardi di dollari il danno economico annuo generato nei confronti dell’industria occidentale dalla pirateria in Cina.
La redazione (Raimondo Bellantoni)