L’industria discografica e cinematografica sta intensificando la propria battaglia contro la violazione del diritto d’autore digitale, incoraggiando i docenti delle università a sorvegliare i propri studenti e a imporre sanzioni ai trasgressori. Il mese scorso la RIAA, in unione con altre associazioni dell’industria discografica, ha trasmesso a 2.300 università una comunicazione collettiva con cui, dopo aver definito la violazione del diritto d’autore come un vero e proprio furto, ha invitato le diverse università a prendere immediati e concreti provvedimenti contro la pirateria: i dirigenti dell’industria discografica sono infatti convinti che molti dei più eclatanti furti di materiale coperto da copyright avvengano all’interno dei campus universitari, luoghi in cui gli studenti possono liberamente esercitare attività di filesharing tramite sistemi di P2P.
Molte università americane hanno accolto l’invito della RIAA introducendo di recente nuove regole a tutela del diritto d’autore digitale e stabilendo sanzioni per chiunque non le rispetti.
Altre università non hanno invece reagito positivamente, rifiutandosi di mettere sotto controllo l’utilizzo che i propri studenti fanno di Internet e preferendo intervenire solo nel momento in cui una terza parte – solitamente rappresentata dall’industria discografica – denunci alle università una presunta violazione. Tra queste l’università di Standford, che, non volendo esercitare sugli studenti nessun tipo di controllo, sta considerando la possibilità di inviare una comunicazione collettiva per ricordare a studenti e professori che le violazioni del copyright non sono ammesse. Da qualche parte si sta addirittura pensando di trasmettere questo messaggio tramite screen saver installati su computer scolastici.
L’iniziativa della RIAA ha ridato vita a una battaglia nata con Napster e proseguita, anche dopo la chiusura di quest’ultimo, grazie alla nascita di altri servizi di file sharing come KaZaA e LimeWire.
Il Presidente della RIAA è convinto che esistano metodi preventivi di tipo tecnologico e che non sia, pertanto, necessario invadere la privacy degli studenti per combattere la pirateria.
L’Università di Santa Clara sta promovendo una campagna per rendere gli studenti maggiormente consapevoli di che cosa significhi “proprietà intellettuale” e “violazione del diritto d’autore”, trasmettendo loro un forte senso di responsabilità e facendo in modo che il rispetto delle regole dipenda da una loro libera scelta.
Simona Leo