Lo scorso lunedì ha preso il via la tanto attesa (dalle major del disco) causa intentata dalle stesse contro Stephen Cooper, un ex poliziotto accusato di aver permesso agli utenti del suo sito, MP3s4free.net, di scaricarsi “centinaia di milioni di brani musicali”.
Lo scorso 17 ottobre la MIPI (Music Industry Piracy Investigations) eseguì un raid nei locali dell’ex poliziotto dopo che un esame dell’attività che egli svolgeva attraverso il suo sito Web rivelò che nel periodo tra il novembre del 2002 e l’ottobre del 2003 il sito aveva fatto registrare 191.296.511 visite, di cui 7.081.899 da parte di utenti unici. Nel periodo in questione furono dunque scaricati dal sito 1.97 terabytes di dati.
Stando agli avvocati dell’accusa gli introiti di Cooper, che dal suo sito offriva i brani musicali in maniera del tutto gratuita, sarebbero derivati dall’offerta di spazi pubblicitari, introiti ovviamente proporzionati al traffico.
Stando alla difesa però Cooper non sarebbe più colpevole di infrazione della legge sul copyright di quanto lo possano essere Yahoo o Google, motori di ricerca che svolgerebbero la stessa funzione: quella di indicare dove l’utente possa trovare ciò che egli sta cercando. MP3s4free.net, quindi, non avrebbe fatto altro che fornire gli hyperlink ai siti in cui il determinato file oggetto della ricerca poteva essere poi trovato.
L’accusa nel merito ha però già risposto che dato che il link permetteva all’utente di scaricarsi il file senza alcuna soluzione di continuità , ciò costituirebbe di per sé fattispecie di reato: l’utente infatti non percepiva il collegamento ad altro sito prima che iniziasse il download del file.
La redazione (Alessandro di Francia)