Il più grande promoter di musica live americano sotto accusa per aver gonfiato i prezzi dei biglietti

LOS ANGELES (PRNewswire) – Una class-action è la possibilità per un avvocato (anche senza mandato specifico) di promuovere una causa in rappresentanza di un gruppo molto numeroso di persone e caratterizzato da determinati requisiti (la cd. “class”), ciascuna delle quali persone danneggiata dalla stessa controparte. Tipici esempi sono le class-action americane per i danni da fumo o ambientali (v. ad es. quella promossa nel film “Erin Brockovich”). In Europa non sono ancora possibili azioni legali in questi termini, ma da più parti si discute di introdurvele.
Ebbene, il 23 ottobre 2007 una Corte Distrettuale degli Stati Uniti ha dato il via ad una class-action contro Clear Channel Communications Inc. (la più grande società nordamericana dei media e dell’intrattenimento) per accertare l’abuso della sua posizione dominante sul mercato, grazie alla quale avrebbe “gonfiato” illegalmente ed ingiustificatamente i prezzi dei biglietti per i concerti dal vivo in tutto il Paese.
Il giudizio, emesso dal giudice Stephen V. Wilson, è stato quello di riconoscere il diritto alla class-action sulla base di cinque ricorsi, proposti su mandato di svariati frequentatori di concerti tenuti in più regioni degli Stati Uniti e promossi a suo tempo dalla Clear Channel Communications Inc. I ricorrenti sono stati seguiti legalmente a Seattle dallo Studio Legale Hagens-Berman-Sobol-Shapiro, in passato già legale per importanti class-action di successo.
L’azione legale dei ricorrenti afferma che Clear Channel ha sfruttato la sua posizione dominante nel mercato per svolgere attività anticoncorrenziali a danno dei consumatori (aumentando ingiustificatamente i prezzi dei biglietti per i live) e per gli artisti (costretti di fatto ad impiegare Clear Channel per la promozione della propria attività live).
In particolare l’avvocato delle parti civili Beth Fegan afferma che “Clear Channel è un colosso da diversi miliardi di dollari, un conglomerato internazionale nel campo dei media, il quale ha abusato delle sue dimensioni e del peso acquisito nel mondo dell’industria per sfruttare i consumatori e gli artisti, così da eliminare le scelte a loro disposizione e di mantenere sia i prezzi dei biglietti che i costi per la promozione per l’attività live irragionevolmente elevati”.
I ricorrenti sostengono inoltre che Clear Channel impiega usualmente pratiche predatorie allo scopo di impedire ai potenziali concorrenti di entrare nelle loro aree di mercato. In alcuni casi Clear Channel avrebbe concesso compensi così elevati agli artisti da rendere impossibile la concorrenza di altri promoters.
Tale è stato il caso in cui Clear Channel ha ottenuto la promozione dell’intera tournèe nazionale americana dei Backstreet Boys nel 2001, a fronte di un compenso di ben 100 milioni di dollari, come già pubblicato in un articolo del New York Times del 2002. L’articolo spiegava come Clear Channel fissasse contestualmente prezzi estremamente elevati dei biglietti, così da recuperare gli altissimi compensi pagati agli artisti per debellare la concorrenza con altri promoters. Di conseguenza chi ha partecipato al concerto dei Backstreet Boys ha pagato il biglietto molto di più rispetto a coloro che hanno partecipato ad analoghi concerti promossi da altri promoters, concludeva l’articolo del New York Times.
Le denunce affermano che quello radiofonico è stato sicuramente il più efficace strumento di marketing per promuovere la musica live, godendo Clear Channel di un semi-monopolio nel settore radiofonico. Gli artisti spesso non avrebbero avuto altra scelta se non quella di utilizzare Clear Channel per promuovere i propri concerti dal vivo, afferma il ricorso: l’illegittima influenza economica della società esercitata nell’ambiente delle radio FM avrebbe obbligato gli artisti (che altrimenti si sarebbero rivolti ad altri promoters concorrenti) ad utilizzare i servizi di promozione live di Clear Channel. Si asserisce anche che, a causa delle proprie pratiche monopolistiche, la società sia arrivata addirittura a controllare i passaggi di musica nelle radio, potendo vietarne l’accesso alla musica di artisti che avessero scelto di utilizzare un promoter diverso.
“Vogliamo dimostrare che Clear Channel utilizza le sue strutture per concerti sfruttando la sua posizione dominante sul mercato radiofonico”, afferma Fegan, “il risultato è che se le band non suonano per Clear Channel, allora di fatto non suoneranno per nessuno.”
Le denunce citano uno studio che compara il tasso di inflazione e l’aumento dei prezzi dei biglietti di Clear Channel, manifestamente sproporzionati. Durante il periodo in cui sono iniziati il consolidamento della società e le sue pratiche anticoncorrenziali i prezzi dei biglietti sono stati gonfiati del 61% mentre l’indice dei prezzi al consumo è aumentato solo del 13%.
In questo contenzioso coinvolgente più distretti giudiziari sparsi per gli Stati Uniti figurano ricorrenti da ben 23 diverse regioni in tutto il Paese, ricorrenti che hanno acquistato i biglietti per i concerti dal vivo da Clear Channel o da una delle sue consociate, partecipando ai loro concerti rock, come ad es. quelli di Madonna, Bruce Springsteen, Eric Clapton, Billy Joel, Elvis Costello e The Who.
La Corte originariamente aveva designato cinque regioni come campione – compresa le regioni di Chicago, Denver, New England, New York/New Jersey e California del Sud – per “testare” la legittimazione al procedimento legale. La decisione della Corte ha trovato, all’unanimità , tutte e cinque le regioni di prova idonee a promuovere la class-action. Ora, le classi di legittimati autorizzati comprendono chiunque abbia acquistato un biglietto per un concerto rock, nelle regioni succitate, durante il periodo che va dal 19 giugno 1998 ad oggi. A breve, secondo i ricorrenti, anche le restanti 18 regioni proponenti il ricorso verranno analogamente autorizzate.
Nella sostanza giuridica il ricorso accusa Clear Channel di violazione dello Sherman Act (una delle prime leggi anti-trust americane) nel tentativo di conquistare il monopolio del settore. I promotori della causa cercano tuttora nuovi ricorrenti e persone in possesso dei requisiti per partecipare alla class-action, diretta all’indebito arricchimento della società conseguito a seguito dell’illecito comportamento.

Dott. Andrea Michinelli

Su Giovanni d'Ammassa

Avvocato con studio in Milano dal 1997, coltiva sin dall'Università lo studio e l’insegnamento del diritto d’autore. Fonda Diritttodautore.it nel 1999. Appassionato chitarrista e runner.

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