Dan Brown non ha copiato: Codice da Vinci salvo

Infine la pronuncia è arrivata: la High Court londinese ha stabilito che Dan Brown non ha copiato il saggio “The Holy Blood and the Holy Graal” per scrivere il suo bestseller “Il codice Da Vinci”.
L’autore, in un commento a caldo, ha espresso la sua soddisfazione per la decisione: “Il verdetto mostra che la causa non aveva merito. Sono ancora sbalordito dal fatto che questi due autori abbiano voluto intentare questa azione”.
I giudici inglesi, pur ammettendo che Brown ha preso alcuni elementi dal saggio del 1982 firmato da Michael Baigent e Richard Leigh (che avevano denunciato la casa editrice Random House, che ha pubblicato sia “The Holy Blood”, sia il “Codice”), non ha ravvisato gli estremi di violazione del diritto d’autore.
I due affermavano che il libro di Brown, il più grande bestseller della storia dell’editoria (oltre 40 milioni di copie vendute, ancora nella top 10 di molti paesi a tre anni dall’uscita), aveva preso dal loro lavoro la teoria centrale del romanzo: che Gesù e Maria Maddalena ebbero un figlio, e che ci sarebbero loro discendenti ancora nel mondo d’oggi.
Brown, nella sua deposizione, aveva ammesso di aver letto il libro di Baigent e Leigh mentre faceva ricerche per il “Codice” (appare anche in una scena del romanzo), ma aveva spiegato che era uno delle fonti usate, e che non aveva preso dal saggio l’idea del suo romanzo.

La redazione

Su Giovanni d'Ammassa

Avvocato con studio in Milano dal 1997, coltiva sin dall'Università lo studio e l’insegnamento del diritto d’autore. Fonda Diritttodautore.it nel 1999. Appassionato chitarrista e runner.

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