Mp 3, il popolare sito di musica da cui è possibile scaricare gratuitamente le canzoni del momento, viola le leggi americane sui diritti d’autore. Lo ha stabilito il giudice federale di New York Jed Rakoff con una sentenza che ha avuto un effetto drammatico sulla quotazione in Borsa del titolo, che in pochi minuti ha perso il 40 per cento del proprio valore.
In gennaio la Recording Industry Association of America (Riaa), l’associazione che riunisce le principali case discografiche, si era rivolta al giudice lamentando di subire un ingente danno economico a causa della facilità con cui gli utenti potevano scaricare musica dal sito Mp 3.
Nella causa che la opponeva alla Riaa, la Mp3 è stata condannata per concorrenza sleale, violazione dei diritti d’autore, pratiche di ‘cartello’, monopolio. “Siamo molto soddisfatti” ha dichiarato l’amministratore delegato della Riaa Hilay Rosen.
La Mp3 ha fatto invece sapere che ha intenzione di presentare appello. Nel frattempo il sito rimarrà attivo in Rete. E tale rimarrà , fa sapere l’amministratore delegato, anche se alla società verrà impedito di distribuire la musica delle maggiori case discografiche. Gli appassionati potranno comunque scaricare sui loro computer le canzoni di diverse migliaia di musicisti poco noti o sconosciuti.
La Riia aveva intentato la causa contro Mp3 in seguito al lancio del servizio My.Mp3.com e ai servizi ‘Instant Listening’ e ‘Beam-it”, che permettono ai visitatori di Mp3.com di ascoltare ovunque sul computer la musica di un Cd precedentemente acquistato e che hanno a casa.
Per poter permettere la riproduzione su richiesta dei clienti, la Mp3.com ha immagazzinato in maniera digitale oltre 80.000 dischi musicali . La Riaa sostiene che la Mp3.com non è stata autorizzata dagli artisti e dalle loro case discografiche a fornire questo tipo di servizio, che quindi viola le leggi sul diritto d’autore.
Dopo l’esempio della Riaa, anche altre case discografiche, compresa quella del’ex Beatle Paul McCartney, hanno intentato cause simili alla Mp3.
In febbraio l’azienda distributrice di musica di Internet ha risposto presentando una controdenuncia alla Riaa per calunnia, diffamazione, intenzionale danno economico e sleale metodo d’affari.
Tuttavia in una conferenza stampa, il numero uno della Mp3.com Robertson ha sostenuto che le accuse sono state ritirate circa sei settimane fa. Alla domanda sulle motivazioni di una tale scelta, Robertson ha risposto con una battuta “perché siamo bravi ragazzi”.
My.Mp3.con è un servizio gratuito e non produce entrate dirette per la società . Secondo gli analisti, se anche venisse bloccato, questo non significherebbe in alcun modo la fine di Mp3. La mossa delle maggiori case discografiche andrebbe piuttosto letta nel senso di una volontà , che si fa sempre più chiara, dell’industria musicale di controllare in proprio la distribuzione della musica su Internet.
Fonte: CNNItalia.it con il contributo di ANSA