British Telecom e Talk Talk: le telefonate ‘galeotte’ e la decisione sul Digital Economy Act

I provider British Telecom e Talk Talk sono accusati di chiudere un occhio sui download illegali. I sospetti sono emersi nello stesso giorno in cui un panel di tre giudici ha emesso una sentenza relativa all’applicazione del Digital Economy Act (DEA), la legge britannica che colpirà tutti gli utenti che condividono illegalmente materiale tutelato dal diritto d’autore.
Ribaltando la precedente decisione della High Court, i tre giudici britannici hanno trovato legittima la suddivisione dei costi relativi al regime del copyright. In sostanza, agli ISP toccherà il 25 per cento delle spese di gestione della macchina dell’enforcement del diritto d’autore.che potrebbe rappresentare un punto di svolta nella lotta al file sharing.
Nel frattempo il Daily Mail e alcuni finti consumatori si sono messi in contatto con le due società di telecomunicazioni chiedendo informazioni sui migliori contratti di fornitura di banda larga per un utilizzo su base quotidiana della rete e dei sistemi si scambio illegale di file.
Le società interpellate, invece di informare i potenziali consumatori dei rischi connessi a tale attività , li hanno avvertiti che per tale utilizzo sarebbe stata necessaria molta banda e li hanno quindi invitati a sottoscrivere le formule di abbonamento più costose.
Geoff Taylor, Direttore Generale della BPI, l’associazione di categoria dell’industria musicale britannica, ha dichiarato: “è stupefacente che alcuni provider cerchino di aumentare il fatturato vendendo servizi a utenti che inequivocabilmente dichiarano di volerla utilizzare a fini illeciti. Non è questo il comportamento che si dovrebbe attendere da società responsabili”
Richard Mollet, Direttore Generale dell’associazione degli editori, ha commentato:”è molto fastidioso, anche se non così sorprendente, che due provider che si sono sempre opposti all’entrata in vigore del Digital Economy Act, cerchino di aumentare la loro base clienti a danno dei titolari dei diritti d’autore”.
Un portavoce del Ministero della Cultura, dei media e dello sport ha dichiarato: “lo scambio illegale di file protetti danneggia la cultura britannica, impedisce la crescita e causa perdita di posto di lavoro e di fatturato per gli artisti e per l’industria legittima”.
Durante una chiamata l’operatore di Talk Talk ha candidamente dichiarato di utilizzare Bit Torrent e ha suggerito all’utente di sottoscrivere l’abbonamento più costoso per usare al meglio Pirate Bay: “con le nostre più recenti offerte in termini di banda ed equipaggiamento tecnico, il sito è velocissimo….”.
In una chiamata a British Telecom, il “finto” potenziale cliente ha menzionato specificatamente siti illegali come Pirate Bay e Isohunt, dichiarando di volerli utilizzare per scaricare film come Harry Potter o Cars 2. L’operatore di BT ha risposto descrivendo il funzionamento di tale siti, la loro efficacia e la velocità dei download (“..impiegherà meno tempo a scaricare il film che a vederlo…”).
Un portavoce di BT ha dichiarato che la società non avalla la violazione del diritto d’autore e che intende investigare a fondo sui contenuti delle telefonate. Ha anche aggiunto che: “gli operatori dei call center non sono nella posizione di dare consigli su quali siti utilizzare e non ci si può ragionevolmente attendere che lo possano fare”.
Un portavoce di Talk Talk ha ribadito che: “la nostra società incoraggia un utilizzo responsabile e legale della rete; il nostro servizio HomeSafe network, inoltre, garantisce agli utenti di bloccare l’accesso a siti di file sharing”.
Fonte: Daily Mail

Su Giovanni d'Ammassa

Avvocato con studio in Milano dal 1997, coltiva sin dall'Università lo studio e l’insegnamento del diritto d’autore. Fonda Diritttodautore.it nel 1999. Appassionato chitarrista e runner.

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