Andy Warhol ha “trasceso” il diritto d’autore di un fotografo, trasformando la fotografia di Prince, ritratto in un momento di vulnerabilità umana, in un’opera d’arte che, al contrario, lo ha consacrato come personaggio iconico ed immortale.
È quello che ha statuito il Tribunale di Manhattan nella vicenda giudiziale che ha coinvolto la Fondazione Andy Warhol e il fotografo Lynn Goldsmith, autore di uno scatto, utilizzato dal noto artista.
Si tratta in particolare di 16 opere che sono diventate famose come “Prince Series“. La serie conteneva 12 dipinti serigrafici, due serigrafie su carta e due disegni.
Il Tribunale ha ritenuto che Warhol abbia trasfigurato la fotografia tanto da rifletterne il mood opposto a quello della foto originaria di Goldsmith.
Pertanto, mentre il fotografo continua ad affermare che il dipinto di Warhol che gli sia dovuto un compenso, annunciando per il tramite del suo legale di voler fare appello contro questa decisione, il Giudice a oggi respinge tale interpretazione, ritenendo che, nel caso di specie, ricorra una ipotesi di fair use.
Il fair use (in italiano, uso o utilizzo leale, equo o corretto) è un istituto previsto dal Copyright Act degli Stati Uniti (titolo 17), che permette l’utilizzo di materiale protetto da copyright per scopi d’informazione, critica o insegnamento, senza chiedere l’autorizzazione agli aventi diritto, in quanto ricorrano determinate condizioni, compatibili con l’esigenza di promuovere il progresso della scienza e delle arti (fonte: wikipedia).
Disposizioni simili, nell’ordinamento italiano, sono quelle di cui all’art 70 della Legge 633/1941, che tuttavia, oltre a prevedere la ricorrenza di precise condizioni (es. la finalità di critica, nei limiti in cui l’uso non costituisca concorrenza all’autore) ed essere interpretata restrittivamente dalla giurisprudenza, vincola a finalità strettamente non commerciali l’utilizzo dei contenuti creativi altrui.
Circostanza che, è evidente, non ricorre nel caso in parola, a tutto discapito del fotografo.
Probabilmente, secondo un sistema più “equo” di quello che dovrebbe riflettere il concetto della definizione stessa di “fair use”, quale è tutto sommato il sistema italiano, quella di Warhol sarebbe stata considerata come opera derivata e si sarebbe consentito al fotografo di partecipare del suo “successo”, almeno in parte, con il riconoscimento di un diritto morale e patrimoniale, seppur limitato.
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