Secondo Altroconsumo, la diffusione dei contenuti digitali attraverso Internet, come i file musicali, segna il passo: ad un anno esatto dalla firma del Patto di San Remo da parte di major e Governo italiano niente è stato fatto di quanto promesso. Nel frattempo, solo note stonate per il diritto dei consumatori alla fruizione dei contenuti: secondo l’asssociazione il Governo ha giorno dopo giorno stravolto la legge sul diritto d’autore, riducendo sensibilmente i diritti dei consumatori.
Altroconsumo ha perciò diffidato ai sensi del Codice del Consumo Sony ed EMI dal proseguire la distribuzione e commercializzazione di CD musicali contenenti sistemi di antiriproduzione, che sono, secondo l’associazione, una vera e propria lesione dei diritti e degli interessi dei consumatori alla fruizione privata. I sistemi applicati in alcuni CD musicali impediscono l’utilizzo del prodotto, il CD, per la finalità per cui è stato acquistato e ledono quello che, secondo l’associazione, è il legittimo diritto del consumatore alla copia privata.
Con la diffida Altroconsumo ha anche invitato le due major a informare immediatamente e adeguatamente i consumatori sull’eventuale presenza del sistema anticopia e dell’impossibilità di utilizzare certi CD su supporti ben definiti.
Se Sony ed EMI saranno sordi a tali richieste, Altroconsumo porterà in giudizio le due major. L’associazione indipendente di consumatori sta valutando di allargare tale azione inibitoria ai venditori che mettono in commercio tali prodotti di cui conoscono i limiti di utilizzo. Prova ne sia il fatto che è sempre più diffusa nei negozi l’esposizione di cartelli con l’avvertenza: “tutti i CD che riportano il marchio Copy Controlled sono dotati di un meccanismo antiduplicazione che potrebbe non farli funzionare in alcuni lettori cd da auto e computer”.
Al contrario di quanto sostenuto da Altroconsumo, qualche giorno fa la Cassazione francese ha stabilito che la la copia privata è un’eccezione al diritto d’autore di riproduzione, e non un diritto assoluto. In accordo con il “three steps test” della Direttiva 2001/29/CE, l’eccezione non può essere fatta valere quando è in contrasto con il normale sfruttamento dell’opera.
La redazione