La bozza di recepimento della Direttiva CE 29/2001/CE, che da oltre un mese circola in Internet, ha destato l’attenzione del deputato on. Pietro Folena (DS), il quale ha presentato una interrogazione al Ministro Urbani chiedendo lumi su “l’introduzione di una quota del prezzo dei supporti e degli apparecchi atti alla registrazione, da versare alla SIAE, la quale quota, evidentemente, inciderebbe sul prezzo al pubblico dei supporti e degli apparecchi”.
“L’introduzione di tale quota costituirebbe un aggravio non giustificato per coloro che riproducono, ad uso personale, programmi informatici ovvero brani musicali, e non avrebbe alcuna incidenza sul fenomeno della “pirateria”, configurando così la possibilità che coloro i quali, nel rispetto delle leggi, effettuano copie ad uso personale di programmi informatici e brani musicali, paghino i minori introiti causati dalla ‘pirateria’ al posto di coloro che effettivamente operano in contrasto con le norme che tutelano il diritto d’autore“.
Una prima risposta all’On. Folena giunge dalla AFI, Associazione Fonografici Italiani, la quale ieri ha divulgato il seguente comunicato stampa:
Musica: AFI risponde all’On. Folena (DS) sull’interrogazione presentata al Ministro Urbani in relazione all’evoluzione del testo di recepimento della direttiva sul diritto d’autore
In risposta alle posizioni del deputato Folena riguardo alla presunta tassa occulta sui cd e sui supporti atti alla registrazione, Afi (Associazione Fonografici Italiani ) esprime il proprio sgomento per lo scarso approfondimento e l’evidente disinformazione sull’argomento.
L’On. Folena chiama imposta quello che invece è un adeguamento dell'”equo compenso” previsto già nel nostro ordinamento dal 1992, che la SIAE versa a tutti coloro che con il loro lavoro contribuiscono alla creazione di musica e film. Questo compenso ha attualmente una valore irrisorio rispetto al vantaggio che il pubblico e l’industria elettronica ottengono. Non ha nulla a che vedere con la pirateria che è un fenomeno criminale. Non ha nulla a che vedere con le imposte che sono percepite dallo Stato.
Ci preme fare presente che l’adeguamento previsto nell’attuale bozza del decreto di recepimento della Direttiva 29/2001, attualmente presso il Dipartimento delle Politiche Comunitarie, è comunque di gran lunga inferiore all’equo compenso per copia privata che artisti, autori, editori e produttori di altri paesi europei come Francia, Germania, Olanda, Spagna da anni percepiscono. In Italia parliamo di una media tra il 500 % e il 1000% in meno.
Ci stupiamo quindi che le posizioni espresse da un esponente di un partito che da sempre ha fatto del supporto alla cultura una propria bandiera, siano generate da una logica di facile demagogia e strumentalizzazione politica anti-governativa. Un attento esame della situazione avrebbe invece dovuto evidenziare i privilegi di cui l’industria elettronica in Italia ha goduto per oltre 10 anni e la scarsa incidenza economica dell’equo compenso nei confronti del singolo consumatore.
Ci chiediamo se le pressioni dell’industria dell’elettronica saranno capaci di condizionare scelte politiche decisive ai fini della sopravvivenza di quanti investono le proprie energie e risorse nella cultura e nella musica. Un cd vergine dove è possibile lecitamente copiare ore di musica e decine di mp3 scaricati da Internet i costa meno di un caffè. A fronte di esso quanto valgono l’impegno, il diritto, la creatività e lo sforzo produttivo’
La redazione