Pubblichiamo integralmente il discorso di Diego Cugia di Sant’Orsola, consigliere di amministrazione della SIAE, tenuto alla presentazione del nuovo giornale degli Autori e degli Editori, “VIVAVERDI” lo scorso 12 maggio a Roma. Al giornale si può accedere online dalla Home Page del sito della SIAE, www.siae.it.
Grazie di essere intervenuti. Grazie naturalmente alle autorità , ai giornalisti, agli amici, ma soprattutto grazie a chi fa, ogni giorno, la Siae, a tutti i lavoratori della nostra società , che sono qui, sono venuti in tanti, e questo ci fa ben sperare che affronteremo insieme, con passione, tutte le sfide che abbiamo davanti. Io sono Diego Cugia, immeritatamente delegato dal CdA alla Comunicazione e Immagine, e prima di dare la parola al nostro Presidente volevo proprio soffermarmi brevemente sull’immagine della Siae.
La Siae non ha un’immagine, la Siae ha un incubo. Parlarne male fa tanto fico! Se un giornalista non la definisce un carrozzone di appalti e un juke-box di stipendi e consulenze d’oro non si sente più trendy, perché la Siae è un orco indifendibile, un questurino che fa scattare le manette alle ali della libertà , quella di piratare, perché anche piratare è fico, trendy, e soprattutto facile, facilissimo come lanciare palle di fango sulla Siae.
Sono trascorsi nove mesi da quando gli autori hanno ripreso in mano le redini della loro società . C’è stata una guerra, ma -attenzione- la vera lotta non è stata fra due eserciti di soci, fra due fazioni contrapposte, ma fra una Siae ridotta a servire interessi privati o politici di questo o di quello (la Siae peggiore, quella del sottobosco del potere) e un’altra Siae, motore di cultura, casa della creatività , alleata degli artisti. E’ vero, noi autori siamo stati divisi (è naturale in democrazia e sotto elezioni) ma questa divisione è già rimarginata, c’è fra noi una pace vivace, la pace battagliera del confronto delle idee, mentre la ferita che rimane aperta è sempre l’altra, e i batteri che l’infestano sono ancora vivi, e fanno di tuffo per infettare la Siae, per dividerci ancora, e per potersela spartire.
Dopo nove mesi esatti, come in tutte le nuove famiglie che si rispettino, è nato un bambino, si chiama Vivaverdi, e questo primo numero è dedicato ad Antonio Marrapodi, un vero amico e un grande editore perché, a differenza di tanti, sapeva dialogare con l’anima profonda e inquieta degli artisti.
Vivaverdi sarà la bandiera di una primavera della Siae, fatta di trasparenza, di conti in chiaro, di armadi senza scheletri ma con tante idee dentro. Tutte le idee, anche quelle contro noi stessi, con Ero la funzione insostituibile di questa nostra società . Questo è il nostro modo di vedere la comunicazione, senza pregiudizi, senza preclusioni e fuochi di sbarramento. personalmente sono il responsabile di un’intervista in cui Umberto Eco dichiara di aver piratato un’opera. Un pessimo esempio’ Può darsi. Ma non è il massimo esempio di una nuova stagione della Siae, invece, che uno scrittore da venti milioni di copie scelga proprio il Vivaverdi per aprire un dibattito anche polemico sulla tentazione irresistibile e bambina di diventare, via Internet, dei ladri virtuali’ Non è meglio afferrare il toro per le corna e confrontarsi ai massimi livelli anche se schierati su fronti opposti’
Da anni ed anni i nostri maggiori cantautori, scrittori, artisti, quasi si vergognano, pubblicamente, ad ammettere che percepiscono diritti d’autore. L’immagine della Siae è stata talmente danneggiata e vituperata che ogni artista di successo si guarda bene dal difenderla, quasi temesse che la propria immagine corra il rischio di essere oscurata dalla lunga ombra sinistra della Siae. Molti dipendenti della società che sono qui presenti, se gli si chiede che lavoro fanno, nicchiano, o se ne inventano un altro. Ma dentro di loro scalpitano, perché sono fieri del loro ruolo e del loro lavoro, perché -ricordiamolo- il diritto d’autore è uno dei pilastri della libertà di una nazione, una libertà che si fonda sul patrimonio delle idee e sulla più importante di tutte le infrastrutture: la conoscenza. La Siae difende la conoscenza. Senza la Siae vivremmo nel plagio, nella donazione della fantasia, nell’omologazione del pensiero unico.
Questo giornale è il primo passo di un nuovo orgoglio, che in questo primo numero ha tanti testimoni, come non se n’erano mai visti sul vecchio e un po’ polveroso bollettino: da Ennio Morricone a Venditti, da Eco alla Gialappas. Tante firme eccellenti, soprattutto quelle di molti tra i migliori dirigenti della Siae, e noi speriamo di leggere le testimonianze davvero di tutti.
Vivaverdi non è il giornale degli sprechi. E’ così poco sprecato che ha un direttore, Alberto Ferrigolo, ma non ha un solo giornalista. Ha un comitato di garanti che, invece di limitarsi a garantire il livello degli articoli altrui, ha scritto di proprio pugno un’articolo o un’intervista. Quattro garanti, quattro articoli. Tutto compreso nel prezzo. E un po’ di pubblicità , per marciare sulle proprie gambe, senza ricorrere ai risparmi degli autori. Spero che tutti voi sentirete Vivaverdi vostro, così come tutti dobbiamo imparare a sentire la Siae, non come una mucca da mungere, ma come un bene comune a cui dare, dare la nostra creatività , dare il nostro impegno, dare la parte migliore di noi. E’ la società che difende i nostri diritti, impariamo a proteggerla con i nostri doveri. Grazie a tutti di essere intervenuti e naturalmente, con una complicità un po’ da carbonari… Vivaverdi.
Anzi VivaMigliacci!
La redazione