All’Italia serve con la massima urgenza un’Agenda per la Cultura che sia al centro dei prossimi interventi pubblici e vista come priorità della crescita e dello sviluppo del nostro paese insieme al rafforzamento della sua identità e del “made in Italy”.
Che tagli gli sprechi, che moltiplichi gli investimenti pubblici in tali settori, che attiri gli investimenti privati con sgravi e gestioni miste virtuose, che metta in sinergia tale straordinario patrimonio con il turismo e le produzioni tipiche del “made in Italy”.
Da anni invece in Italia la Cultura, una delle prime industrie insieme al turismo e all’enogastronomia, viene tagliata giorno dopo giorno riducendo a ogni livello gli investimenti nei beni culturali, nelle arti, nell’istruzione e nella ricerca, nell’innovazione, nella musica, nel cinema, nel teatro e nello spettacolo in generale.
Al contrario, un privato straniero come Rupert Murdoch investe nel nuovo canale Sky Arte e promuove e sviluppa nel nostro Paese quello che qui in Italia il settore pubblico taglia. Se si eliminano gli sprechi e si valorizzano e potenziano le esperienze culturali virtuose, con la Cultura si mangia. E può ricavarne beneficio non solo il settore, ma tutto un intero territorio come dimostrano i festival virtuosi capaci di moltiplicare gli investimenti economici fatti in forti ritorni economici sullo stesso territorio spesso da 3 fino a 15 volte superiori, come dimostrano quei luoghi in Italia che, pur se a macchia di leopardo, hanno mantenuto e sviluppato un impegno nel settore.
L’Italia, dopo l’approvazione dell’importante e significativa Agenda Digitale, a tutti i livelli deve moltiplicare i suoi interventi nell’industria culturale contemporanea che crea occupazione con oltre 250 mila persone che lavorano e operano in tale settore, mentre altrettante sono coinvolte nell’indotto, un importante volano economico per il Paese e per tantissime territori e con il grande vantaggio che non puo’ essere in alcun modo spostata e delocalizzata dal nostro paese. Se non si farà questo, immediatamente, vi è il rischio reale di vedere già dai primi mesi del prossimo anno drasticamente diminuire l’offerta di eventi e produzioni nel settore culturale, e musicale in particolar modo, con un drastico ulteriore calo dell’occupazione.
Aderiscono all’appello oltre 300 tra realtà discografiche, festival e artisti del circuito AudioCoop, Rete dei Festival e Artisti Italiani Associati. L’impegno di tali realtà , e di tutte quelle che aderiranno, andrà verso quegli interventi chiari e concreti che imprimeranno una svolta al disinvestimento nel settore della cultura, contribuendo a farlo tornare elemento centrale per lo sviluppo del Paese, delle sue Regioni, dei suoi Territori.
Per aderire all’appello scrivere a: info@audiocoop.it
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