“Sono innocente: quello che ho registrato è un silenzio completamente nuovo”
Possono queste parole essere state pronunciate in un’aula di tribunale’ Sembra incredibile, ma è proprio così.
A difendersi è Mike Batt, autore, compositore e creatore dei Planets, l’accusa è ovviamente quella di violazione del copyright.
Il musicista, infatti, è stato citato dai proprietari del copyright del pezzo 4′ 33″, appunto 4 minuti e 33 secondi di silenzio, firmato nel 1952 dal musicista avant-garde John Cage.
Batt ha inserito il brano muto, con il titolo “One minute’s silence” nel nuovo cd dei Planets “Classical Graffiti”, uscito a febbraio 2002.
Secondo l’autore inglese il suo suono del silenzio doveva solo separare il bonus “material” dell’album dalle musiche principali e nello stesso tempo essere un evidente omaggio a John Cage che, morto nel 1992, è citato nei credits del pezzo intitolati infatti a “Batt/Cage”.
Il Cage in questione però, ha spiegato Batt in una successiva intervista, era Cliff Cage, nome fittizio creato per l’occasione e per scherzo.
Evidentemente l’ironia non deve essere stata apprezata dagli editori di John Cage i quali hanno deciso di procedere per vie legali ed ottenere una percentuale sulle royalties.
Nel dibattimento la strategia della difesa ha puntato su un elemento essenziale della legge USA sul diritto d’autore, ovverosia l’originalità del lavoro oggetto di tutela.
Batt durante il processo ha voluto chiarire proprio questo punto: “Di sicuro non ho riprodotto il silenzio di Cage – ha spiegato il musicista – ma vorrei sapere dalla Corte per quale parte specifica di questo silenzio sia accusato”!
In effetti ogni tipo di silenzio incorpora necessariamente i suoni dell’ambiente in cui viene registrato e, a meno che Batt non abbia semplicemente riprodotto la performance di Cage dall’inizio alla fine, l’originalità del suo minuto di silenzio è garantita.
A completare il quadro paradossale degli eventi, i brani sono stati eseguiti davanti ad una Corte forse spiazzata ma con una grande responsabilità perchè, se la discussione del caso sarà per gli autori sicuramente più efficace di costose campagne pubblicitarie, la sentenza potrebbe invece avere tragici strascichi.
Marco Scialdone