Il fondatore di TNT Village, Luigi Di Liberto, il “pirata”, si è finalmente “arreso”.
Dopo l’ultimo scontro legale con alcuni dei maggiori editori e associazioni di editori, è stata disposta la chiusura di TNT Village, la piattaforma che dal 2004 consentiva la libera condivisione di materiale protetto (musica, film, libri, etc.).
I “pirati etici”, come “orgogliosamente” si autoproclamavano Di Liberto e i soci, intendevano con il loro progetto sostenere lo scambio culturale e la diffusione di conoscenze, rispetto a cui, a loro avviso, l’obsolescenza della normativa sul diritto d’autore costituisce un ostacolo eccessivo.
Nell’ottica di un sistema aperto e libero da vincoli, gli stessi avevano quindi realizzato una piattaforma che basandosi sulla tecnologia BitTorrent, consentiva la fruizione di materiale protetto, ma pare anche di materiale editoriale non più in commercio, promuovendo dunque lo scambio di opere gli utenti (più di un milione di iscritti).
Di Liberto era stato di recente anche intervistato dalle Iene .
Orbene, è pur vero che la diffusione delle conoscenze e la promozione della cultura siano obiettivi eticamente validi, ma del pari il progetto TNT Village, i suoi fruitori e tutti gli utenti che probabilmente oggi lamentano e contestano la chiusura del provider dimenticano che le stesse finalità sono quelle su cui si fonda la normativa in tema di diritto d’autore.
La normativa sul diritto d’autore si basa infatti su un bilanciamento: l’autore (e l’editore, ove presente, come strumento di promozione delle opere) ha il diritto di autorizzare le varie forme di sfruttamento dell’opera e, quindi, anche di ottenere un compenso purché divulghi l’opera, a favore di un pubblico da raggiungere e sensibilizzare, consentendone l’evoluzione socio-culturale.
Solo il riconoscimento di questo diritto di privativa costituisce un valido incentivo alla creazione, circostanza troppo spesso dimenticata da promotori e utenti “etici” di contenuti liberamente fruibili.
Allo stesso modo la legge, lungi dall’essere un vincolo alla cultura, prevede una serie di eccezioni al diritto d’autore, filtrando a monte gli interessi meritevoli di tutela e le circostanze in cui appunto la fruizione delle opere può essere libera.
Quanto alla durata del diritto d’autore, pari a 70 anni dopo la morte dell’autore, ritenuta eccessiva da parte del Di Liberto e del suo progetto, anche questa ha un preciso fondamento e giustificazione, che risiede nella circostanza per la quale gli autori trascorrono la gran parte della propria vita ad investire nella creazione, senza ottenere successo.
Pertanto, la durata è calibrata al fine di consentire all’autore di godere in età matura dei frutti del proprio lavoro e di un successo che, se arriva, tendenzialmente è tardivo.
Circostanze tutte che meritano quindi di essere tenute in degna considerazione.
Infine va bene la disubbidienza sociale, ma si ritiene, da addetti ai lavori, che le regole si cambino con gli strumenti offerti dalla democrazia, non certo in danno degli autori, che investono il proprio tempo e la propria sensibilità nell’atto creativo.
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