Il software libero

A cura del dott. Marco Bertani

Ultimo aggiornamento: 31 maggio 2004

Che cos’è il software libero

Il software libero, o free software, rappresenta un metodo di sviluppo e distribuzione del software che si discosta profondamente da quello tradizionalmente adottato nel mercato del software pacchettizzato e distribuito su vasta scala. Infatti, mentre in quest’ultimo caso all’utente viene concessa in licenza la sola possibilità di utilizzare il programma in forma di file eseguibile, nel software libero il contratto di licenza che accompagna il programma attribuisce agli utenti facoltà ben più ampie. In particolare la definizione di software libero elaborata dalla Free Software Foundation, organizzazione no-profit che si occupa della promozione e dello sviluppo del software libero, prevede, perché il programma possa essere considerato software libero, che all’utente debbano essere garantite alcune libertà fondamentali:

– Libertà di eseguire il programma – Libertà 0. L’uso del programma non è limitato in alcun modo: l’utente è libero di eseguire il programma senza richiedere né pagare alcuna autorizzazione, per qualsiasi scopo, senza limitazioni per persone o organizzazioni.

– Libertà di modificare il programma – Libertà 1. Grazie alla possibilità di disporre del codice sorgente, cioè della forma leggibile e modificabile del programma, l’utente può studiare il funzionamento del programma e modificarlo per adattarlo alle proprie esigenze. Prerequisito è dunque che all’utente venga garantita la disponibilità del codice sorgente del programma.

– Libertà di copiare il programma e distribuirne copie – Libertà 2. Nessuna limitazione viene posta alla realizzazione e distribuzione, gratuita o a pagamento, di copie del programma, sia in forma di codice sorgente che di file eseguibile. È opportuno precisare che l’eventuale prezzo posto sulle copie distribuite non è un corrispettivo alla possibilità di eseguire il programma, che rimane gratuita, ma è invece relativo al servizio di realizzazione della copia stessa. Nel caso di ridistribuzione gratuita, nulla è dovuto al detentore dei diritti sul programma o a chi lo ha distribuito a pagamento.

– Libertà di distribuire versioni modificate del programma – Libertà 3. Qualora l’utente lo ritenga opportuno può distribuire versioni modificate del programma, anche alle stesse condizioni previste dal contratto di licenza del programma originario, permettendo quindi che i programmi così derivati siano anch’essi software libero.

Perché un programma possa essere considerato software libero è necessario che il contratto di licenza, tramite il quale il detentore dei diritti esclusivi di utilizzazione economica sul programma regola i rapporti con gli utenti in merito a tali diritti, rispetti tutti questi quattro requisiti.

Le origini del software libero

Il concetto di condivisione e libera circolazione delle idee che è alla base del software libero trova origine, per quanto concerne l’informatica, nell’ambiente della ricerca scientifica americana nel periodo che va dalla fine degli anni ’60 sino ai primi anni ’80. In tale ambito la comunità di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston rappresentava uno dei centri di sviluppo del software di maggior importanza. I membri di questa comunità, che amavano definirsi hacker, cioè “persone che programmano con entusiasmo”, erano soliti condividere il lavoro svolto non solo tra di loro, ma anche con altre strutture universitarie e società private, consentendo di utilizzarlo e modificarlo a chiunque ne facesse richiesta. Si era dunque venuta creando una vera e propria cultura hacker, fondata sul valore della condivisione della conoscenza. Proprio in tale mentalità affonda le sue radici il movimento del software libero, nato dall’iniziativa di Richard M. Stallman, hacker al MIT e fondatore nel 1985 della Free Software Foundation. La scelta di Stallman di dare vita ad un progetto per la creazione di software che fosse liberamente eseguibile, modificabile e distribuibile nacque dallo sfaldarsi della comunità di sviluppo del MIT sotto la spinta della nascente informatizzazione di massa nella seconda parte degli anni ’70. Il mercato del software in quel periodo crebbe infatti d’importanza, e i programmi, fuoriuscendo dall’ambito delle università e dei centri di ricerca, divennero prodotti commercilizzabili su vasta scala, destinati ad utenti che non erano esperti informatici e che non erano quindi in grado di apprezzare quale vantaggio avrebbe significato poter accedere al codice sorgente del programma. Il software così distribuito venne definito da Stallman “proprietario”, termine utilizzato in contrapposizione a “libero” per indicare qualunque programma fosse soggetto a restrizioni volte a limitarne esecuzione, modifica e distribuzione. Il progetto di Stallman era quello di scrivere innanzitutto un sistema operativo libero, che prese il nome di GNU (acronimo di GNU’s Not UNIX, GNU non è UNIX), il quale fosse compatibile con UNIX, il quale era allora il più apprezzato sistema operativo e presentava inoltre il grande vantaggio della portabilità, cioè della possibilità di funzionare su computer con caratteristiche hardware differenti. Grazie alla Free Software Foundation, la quale funzionò da elemento catalizzatore permettendo la collaborazione dei programmatori che aderirono al progetto di Stallman, in breve tempo vennero sviluppati molti programmi che avrebbero fatto parte di GNU, una volta che questo fosse stato completo, ma che nel frattempo erano molto apprezzati e venivano utilizzati con altre versioni “proprietarie” di UNIX. Scrivere un sistema operativo da zero è però un’impresa che richiede molto tempo. Così, quando nel 1991 un giovane studente di informatica finlandese, Linus Torvalds, scrisse il kernel, cioè l’elemento centrale di un sistema operativo, per una versione di UNIX, e lo rese distribuibile e modificabile negli stessi termini di GNU, quest’ultimo non era ancora un sistema funzionante, anche se molti dei suoi componenti lo erano. Dall’unione degli elementi esistenti di GNU con il lavoro di Torvalds nacque GNU/Linux, un sistema operativo completo e libero, che si sviluppò rapidamente grazie alla riunione attorno al progetto di una comunità di programmatori provenienti da tutto il mondo, la cui collaborazione tramite Internet si rese possibile grazie ai termini distributivi propri del software libero. GNU/Linux rappresenta oggi l’esempio di software libero più conosciuto, con decine di milioni di utenti in tutto il mondo e grandi prospettive di crescita nel prossimo futuro.

Libero” non significa “gratuito

Il carattere gratuito dell’autorizzazione ad eseguire, modificare e distribuire un programma libero non deve far pensare che il software libero non sia sfruttabile da un punto di vista commerciale. L’equivoco nasce in parte dal fatto che in inglese il termine free significa libero ma anche gratuito, ed in parte dal fatto che, come detto, non è previsto un corrispettivo economico alla concessione dell’autorizzazione al compimento delle attività di esecuzione, copia e distribuzione. In realtà non vi è necessaria correlazione tra il fatto che un programma sia libero e la sua disponibilità gratis: chi scrive e distribuisce software libero, ma anche chi semplicemente ridistribuisce programmi scritti da altri, può farsi pagare per questo. Non può invece impedire che coloro che utilizzano i programmi così distribuiti li condividano a loro volta con altri utenti. Per questo motivo spesso un programma può essere disponibile in modi diversi nello stesso momento: sia a pagamento, sia gratuitamente. Sovente la versione a pagamento di un programma libero si trova su cd-rom, magari corredata da una documentazione tecnica stampata e rilegata, mentre su di un server accessibile da Internet si può trovare lo stesso programma e scaricarlo gratuitamente. Ciò che è importante chiarire è che l’eventuale corrispettivo economico non è collegato alla possibilità di utilizzare il software, ma è un onere relativo alla fornitura di servizi collegati al programma stesso, come l’assistenza tecnica, la redazione di manuali, la manutenzione e l’aggiornamento. Nel modello economico legato al software libero, rispetto a quello proprietario, la fonte dei ricavi si sposta quindi dalla concessione, esclusivamente in uso, della sola versione binaria del programma alla fornitura di servizi.

Diritto d’autore e software libero

È opportuno chiarire che non vi è alcuna antitesi tra software libero e diritto d’autore, anzi la tutela giuridica del software libero si basa interamente sul diritto d’autore. Infatti, sfruttando il carattere esclusivo della tutela autorale, chi distribuisce un programma come software libero, senza cedere i propri diritti sul programma nè rinunciandovi, sceglie di autorizzare, attraverso il contratto di licenza, il compimento delle attività riservate che sono oggetto dei diritti esclusivi di utilizzazione economica previsti dalla normativa sul diritto d’autore. Infatti, al potere esclusivo di riservare l’esercizio di tali diritti sul programma, corrisponde per il titolare un altrettanto ampio potere autorizzativo in merito alle attività di copia, modifica e distribuzione. Nel software libero si assiste quindi ad un ribaltamento della prospettiva: il carattere esclusivo della tutela autorale viene in questo caso sfruttato per autorizzare il compimento delle attività riservate, raggiungendo quindi finalità opposte rispetto a quelle solitamente perseguite da chi distribuisce la sola versione eseguibile del programma, riservando a sè ogni attività e concedendo in locazione il solo uso del programma.

Riferimenti bibliografici:

Il Progetto GNU e la Free Software Foundation, http://www.gnu.org

Renato Borruso, La tutela giuridica del software, Milano, Giuffrè, 1998

Laura Chimienti, La tutela del software nel diritto d’autore, 2ª edizione, Milano, Giuffrè, 2000

Chris Di Bona, Sam Ockman, Mark Stone, Open sources. Voci dalla rivoluzione Open Source, Milano, Apogeo, 1999, reperibile all’indirizzo:
http://www.faberbox.com/shared/docs/open_sources/

Pekka Himanen, L’etica hacker e lo spirito dell’età dell’informazione, Milano, Feltrinelli, 2001

Bernardo Parella e Associazione Software Libero (a cura di), Software libero, pensiero libero: saggi scelti di Richard Stallman, volumi primo e secondo, Stampa Alternativa, Collana Eretica Saggi, 2003, reperibile all’indirizzo:
http://internet.cybermesa.com/~berny/free.html

Donald K. Rosenberg, Open Source: The Unauthorized White Papers, John Wiley & Sons, 2000

Sam Williams, Codice libero, Milano, Apogeo, 2003, reperibile all’indirizzo:
http://www.apogeonline.com/ebooks/2003/90045/CodiceLibero/