Il titolo potrebbe essere “Avvocati a Silicon Valley”, mutuato dalla celebre serie televisiva ambientata a Los Angeles. Oppure, parafrasando un film altrettanto noto, “Cercasi legali disperamente”. Perché il fenomeno di inizio millennio, in quest’angolo di California “culla” delle più aggressive e progredite imprese tecnologiche dell’intero pianeta, è la corsa per accaparrarsi i più promettenti laureati in legge – proprio come nel romanzo “Il socio” di John Grisham – o per rubare gli “azzeccagarbugli” più esperti ai maggiori studi della zona. Motivo dell’affannosa ricerca: il moltiplicarsi di cause e controversie varie nel pianeta Internet, che costringe tutte le società a correre (preventivamente) ai ripari.
Insomma addio guru dell’information technology, basta rivincita dei nerds: le cosiddette “dot com” – le aziende che operano su o per la Rete – ora si contendono chi magari sa poco di chip o di sistemi operativi, ma molto di leggi, cavilli, ricorsi in tribunale. A lanciare l’allarme è il più istituzionale tra i quotidiani della vicina San Francisco, il Chronicle, che sul tema ha interpellato un bel po’ di studi legali. E la risposta, quasi ovunque, è stata la stessa: “Ci rubano gli associati più bravi, o i giovani più promettenti, per assumerli nelle loro società “. “Sono nel settore da 23 anni – racconta William Anderson, partner di una società di reclutamento di personale – e non ho mai visto niente del genere”. E gli esempi citati dal quotidiano sono numerosi: lo studio di Palo Alto Wilson, Sonsini, Goodrich e Rosati ha perso, nello scorso anno, 100 dei suoi 325 associati, tutti emigrati nel mondo Internet; stessa sorte per le venti defezioni registrate in una società rivale, che di avvocati ne ha visti partire venti. E l’elenco potrebbe continuare.
Dunque, almeno a Silicon Valley, gli avvocati non rischiano davvero di rimanere a spasso. Ma come si spiega questo boom’ Il motivo è da ricercare proprio nell’assenza di regole certe, nella mancanza quasi completa di giurisprudenza sulle questioni che, in un modo o nell’altro, riguardano la Rete. Da qui il moltiplicarsi, negli ultimi mesi, delle cause in tribunale, con le motivazioni più varie: dalla accuse di aver copiato un software per librerie virtuali (Amazon vs. Barnes and Noble) alla violazione dei diritti d’autore (l’associazione discografica americana contro la banca dati Mp3 Napster), passando per le centinaia di cause sui domini comprati o venduti. Per non parlare della madre di tutte le tecno-controversie: il caso governo americano-Microsoft, il cui esito provvisorio, sfavorevole a Bill Gates, ha portato a decine e decine di ricorsi, da parte di piccole “dot com”, contro il colosso di Redmond. Per la gioia dei Silicon-avvocati.
CLAUDIA MORGOGLIONE
Tratto da a Repubblica 9 gennaio 2000